È morto a 91 anni lo stilista e imprenditore biellese Nino Cerruti. Elegante in quella maniera meravigliosamente nonchalant di chi tutto sa e nulla ostenta, è stato fino alla fine capo dello storico lanificio di famiglia. Facendo tessuti unici, con passione incrollabile, e tra il 1967 e il 2001 facendo la moda. Non è un caso che Giorgio Armani iniziò proprio al Lanificio Cerutti la sua carriera. A lui si devono ,infatti, intuizioni diventate parte del costume contemporaneo: il vestito decostruito, in particolare, immaginato come must per uomo e donna. Nella storica boutique di Parigi, disegnata da Vico Magistretti, gli abiti maschili, cosa inaudita, si mescolavano a quelli femminili.
La visione della moda di Nino Cerruti era internazionale. Stabilì accordi di licenza in Giappone e Stati Uniti per aumentare la visibilità del brand a livello internazionale e per mantenere i prezzi competitivi, dimostrando di essere oltre ad un creativo geniale anche un imprenditore lungimirante.
Negli anni Sessanta arrivava anche la linea donna. Il marchio ha un successo globale e nel 1994 il brand diventa designer ufficiale della squadra di Formula1 della Ferrari. Nel 2000 Nino Cerruti viene nominato Cavaliere del Lavoro dal Presidente della Repubblica.
Tra i premi ricevuti dall’imprenditore Biellese, a testimonianza di una carriera dal successo mondiale, il Bath Museum of Costume Dress of the Year Award, nel 1978 in Gran Bretagna ed il Pitti Uomo Award, a Firenze nel 1986.
Negli ultimi anni Cerruti la moda l’ha influenzata a monte, con creazioni tessili futuristiche, frutto di un incessante curiosità. Fino alla fine indomito ed elegantissimo.