E’ Vicenza che torna a far parlare del nostro Paese nel mondo. Il distretto orafo, punto di incontro tra le eccellenza del savoir – faire italiano, coglie ogni sfida che sopraggiunge in esso sposando questa volta una pregiata bottiglia di vino: l’Amarone della Valpolicella che per l’occasione si veste con cosi tanti gioielli che anche su una silhouette umana perderebbero quasi di valore.
Questa bottiglia invece li indossa perfettamente, quasi come se fossero sempre appartenuti ad essa e proprio recentemente, per il suo valore da capogiro, è la bottiglia più preziosa e cara al mondo. A renderla tale è un tappo caratterizzato da una costellazione di cinquecento diamanti e dodici rubini da uno e due carati, incastonati appositamente a mano uno ad uno.
Il protagonista è però un rubino sangue di piccione da venti carati, originario dalla Birmania, che sigilla tutta la struttura. Il prezzo stimato? Due milioni e mezzo di euro, ma basta guardarla per poter constatare che li vale assolutamente tutti.
Prima di tutto è lo stesso vino contenuto all’interno della bottiglia ad essere un vero gioiello proveniente dalle colline del veronese. Qui i grappoli vengono posizionati sulle arele per l’appassimento che dura circa quattro mesi, durante i quali i profumi, gli zuccheri e i sapori si intensificano. Risulta infine un passito rosso, ma totalmente secco, pieno e unico per la sua intensità e struttura.
Dalla cromia che ricorda quella di un rubino con sfumature granate, l’Amarone sa di frutti di bosco, frutta nera, anice, liquirizia e accenni di amarena. Invecchiando ricorda invece la cannella, il cardamomo, il tabacco e la noce moscata.
A sublimare l’opera non poteva che farsi strada la maestria orafa sopraffine di Vicenza, le cui pratiche dell’oreficeria ritrovano le loro origini all’Età del Ferro (II-I a.C. circa). Ad oggi, la città si fa conoscere in tutto il mondo con i suoi manufatti irripetibili, come nel capo della bottiglia di Amarone della Valpolicella, uno dei migliori vini al mondo.