Come si può valutare la validità di un’università rispetto a un’altra, in termini di prospettive professionali e di sbocchi occupazionali?
Secondo il QS Employability Ranking 2022, una classifica annuale elaborata proprio per dare una risposta a questa domanda, i parametri da considerare per valutare efficacemente le opportunità lavorative offerte da un ateneo sono i seguenti: la reputazione dell’ateneo presso i datori di lavoro, il tasso di successo degli ex – studenti, le partnership con le aziende e la loro presenza nell’ateneo, e il tasso di impiego a 12 mesi dalla laurea.
Nella top 10 del QS Employability Ranking 2022 non troviamo atenei italiani: le prime 10 posizioni, infatti, sono occupate dalle eccellenze dell’Ivy League (Standford, UCLA, MIT), dalle australiane Sydney e Melbourne, dalle rinomate Oxford e Cambridge, in Inghilterra, dall’università di Pechino, la Tsinghua, e infine dall’Università di Hong Kong.
Tra le prime 100, invece, si collocano gli atenei italiani.
Al 43esimo posto figura il Politecnico di Milano, seguito al 97esimo posto dall’università Alma Mater di Bologna, che, però, sfiora la top 10, raggiugendo la 14esima posizione, se considerata nel sistema di collaborazione con le imprese.
L’Università della Sapienza di Roma si trova invece al 120esimo posto, seguita dal Politecnico di Torino (28esimo nel tasso di impiego a un anno dalla laurea e tra le prime 100 università per le partnership con le aziende).
Nella fascia 141 – 150 troviamo invece L’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e, infine, a chiudere la classifica, figura quella di Padova, in fascia 161-170, che conferma così la sua permanenza tra le prime 250 università a livello mondiale e tra le migliori in Italia per ben tre edizioni consecutive.