Da sempre l’Italia è conosciuta come un paese ricco in termini culturali e artistici e oggi sono i dati della ricerca “Arte: il valore dell’Industry in Italia” a dimostrarlo. Nel “Bel Paese”, l’industria dell’arte produce, infatti, un volume d’affari pari a 1,46 miliardi di euro, con un impatto economico di 3,78 miliardi che si converte in un effetto moltiplicatore di 2,6 volte, oltre a generare offerta di lavoro per circa 36 mila addetti nella filiera produttiva.
La ricerca effettuata dall’Osservatorio Nomisma, promossa dal Gruppo Apollo in collab con Intesa Sanpaolo, ha presentato ieri 12 novembre i dati a Roma, al centro congressi Palazzo Rospigliosi, con la presenza di Dario Franceschini, Ministro della Cultura.
Tale ricchezza economica, secondo la ricerca, viene generata da circa 4 mila gallerie d’arte moderna e contemporanea, case d’aste, antiquari e da diverse figure professionali che compongono il settore artistico in Italia.
E’ stato il periodo di chiusure causato dal Covid-19 che ha fatto fare un balzo in avanti in alcuni processi del settore, tra cui la specializzazione e la digitalizzazione, a cui hanno aderito le imprese più consolidate sul mercato, le quali hanno saputo cogliere le esigenze del settore in termini nazionali e internazionali.
L’analisi è stata ampliata anche ai settori della fornitura e dei servizi per il mercato dell’arte, tra cui logistica, assicurazioni e fiere che danno visibilità all’Italia anche nei paesi esteri. Ad esempio, le polizze d’arte hanno un mercato globale stimato in 2,3 miliardi e il nostro Paese è situato ai primi posti in Europa al seguito di Regno Unito, Germania e Francia. Le stesse assicurazioni sono quelle che hanno risentito meno del crollo causato dalla pandemia, rispetto al settore fieristico che è stato completamente bloccato durante l’emergenza sanitaria.
Il comparto fiere d’arte, dal ricavato pari a 68,1 milioni di euro nel periodo pre-Covid, ha avuto un importante supporto da parte di Mercanteinfiera con il contributo di 25,6 milioni di euro, Miart con un indotto di 9,1 milioni di euro e BIAF con 7,8 milioni di euro.
Il futuro è limitato dalla burocrazia eccessiva che domina sulla circolazione internazionale dei beni, che limita lo sviluppo completo dell’industria in Italia. E’ necessaria quindi una strategia di lungo periodo progettata a livello italiano che possa formare nuovi attori professionali.