“Ho fatto un sogno ad occhi aperti tu pensi che io sia carina io sono una macchina”. È iniziata con dei versi liberi la sfilata Fall-Winter 21 di Celine. Parade, così è stato chiamato lo show, è il decimo show studiato dal direttore creativo della maison di Lvmh Hedi Slimane.
“Niente mi turba. L’adrenalina coccola i miei sentimenti. Adam allora tu, ti immagini”, continua la prima strofa. Seguita da un’altra che inizia: “Anfetamina nel mio petto. Sono un cristallo a ferro e fuoco”. Poi ecco che si rivela la location, ancora un castello, il secondo dopo quello di Chambord che aveva ospitato la collezione maschile.
Il Château de Vaux-Le-Vicomte nell’Île-de-France, appena fuori Parigi, fa da sfondo al defilé con le sue ali, sale, logge e vestiboli, ma soprattutto con le sue geometrie verdi, fontane e zampilli, sentieri sterrati.
La sfilata si è svolta sulle note della musicista Regina Demina, che all’arpa esegue il brano originale Un day dream, mentre il designer parla attraverso le parole del sonetto Mon rêve familier di Paul Verlaine che a Rimbaud fu legato.
“Ha uno sguardo simile a quello delle statue”, scriveva infatti Verlaine nei Poèmes saturniens evocando il sogno di una femme misteriosa, ma familiare. Jeans strappati, camice con grandi fiocchi che fluttuano o chiuse strette al collo, cappotti dalle spalle rinforzate, grandi trench, occhiali scuri, bomber matelassé, top da racer, montoni, aperture che mostrano la pelle. Parka e paillette vivono insieme, gli alamari si alternano ai bottoni come grandi occhi dorati, i maglioni si portano sotto le denim shirt e sopra a fuseaux in pelle. E giacche dalle sottili strisce gold che ammiccano alle uniformi della marina, scintillii di mini dress e plissé argentati, snapback logati.

Celine Fall-Winter 21
Qui un tocco floreale svolazzante, là un tartan, un gessato, tessuti dalla sartoria maschile, un maculato, quindi righe, mimetici, scritte college. La narrazione vestimentaria è la quintessenza della coolness parigina e dei trend da it girl, tra il bon ton dei cerchietti e il je m’en fous delle felpe incastrate fra i layer multipli di un look come composto con studiata controvoglia.
E alla fine, tra completi mannish, brillano le imponenti gonne sparkling dalla struttura rigida come campane, che avanzano sotto sguardi coperti dalla visiera dei cappellini ben calati.
Diversamente dai maledetti, la poesia di Hedi Slimane è open, non ha figure retoriche perché è diretta.