Non tutti gli alberghi ne dispongono ma dal 2014, molte strutture in tutto il mondo offrono un servizio da cinque stelle anche grazie all’efficienza di robot intelligenti che trasportano i bagagli in camera, portano il pranzo e la cena, fanno da concierge all’entrata dell’hotel e molto altro.
Fu nel 2014 che venne arruolato per la prima volta un robot nell’hotel Aloft in California che si chiamava Botlr. Parlava molto poco ma riusciva a capire alcune richieste base dell’utente e a soddisfarle anche nel bel mezzo della notte. Con l’evolversi della tecnologia le prestazioni e le capacità di interazione di queste macchine si sono affinate ed oggi i robot sono fondamentali in una situazione come quella causata dal Covid-19 che obbliga al distanziamento e all’igienizzazione scrupolosa delle aree comuni e non solo.
Lo scorso novembre all’Hotel Sky di Johannesburg sono diventati parte dello staff tre robot: Lexi, Mican e Ariel. Quest’ ultimi sono i primi dipendenti robotici di un albergo in tutta l’Africa e costituiscono un supporto fondamentale soprattutto in questo periodo pandemico: portano direttamente in camera il pranzo, la cena e tutto quello che serve all’ospite, riducendo il contatto fisico tra il personale e i clienti.
In un altro hotel di Tokyo, ad esempio, il robot Pepe ha fatto da infermiere ad un ospite con sintomi lievi, permettendo agli operatori dell’albergo di non entrare in contatto con il malato e di non ammalarsi. Inoltre, riescono a prestarsi come guide turistiche consigliando ristoranti e attrazioni del territorio.
La tecnologia che li muove è stata ideata dall’azienda CTRL Robotics e si basa su una sorta di cloud che si attiva quanto l’ospite si collega all’app per richiedere un determinato servizio. Herman Brits, direttore generale dell’Hotel Sky, ci tiene a confermare che «È importante notare che i robot non sostituiscono in alcun modo gli esseri umani o il lavoro. Le persone sono al centro della nostra attività e del settore dell’ospitalità nel suo complesso, quindi i robot completano l’esperienza degli ospiti». Il direttore conferma come l’empatia umana non potrà mai essere sostituita con quella artificiale dei robot.