L’accordo siglato tra il gigante cinese Alibaba, il colosso svizzero Richemont (che controlla Yoox Net-A-Porter) e la holding Artemis della famiglia francese Pinault (proprietaria di Kering) che investiranno 1,15 miliardi di dollari in Farfetch la piattaforma tecnologica leader globale nel settore della moda di lusso quotata sulla borsa di New York è di quelli che potrebbero cambiare gli equilibri del settore del fashion, almeno in Cina.
Formalmente, l’intesa siglata è stata valutata e raccontata sotto il profilo finanziario (qui i dettagli), ma molti gruppi di piccole e medie dimensioni legati al mondo della moda stanno guardando con speranza all’operazione annunciata. L’accordo tra big ha ovviamente come obiettivo quello di fornire ai marchi del lusso un migliore accesso al mercato cinese e accelerare a livello globale la digitalizzazione del settore.
Nello specifico però potrebbero essere le piccole società quelle a trarne maggiori profitti. La Cina infatti ha leggi particolarmente selettive nei confronti delle imprese non-cinesi e spesso per molti marchi di dimensioni inferiori a quelli dei più noti colossi del lusso gli ostacoli a operare sono troppo complessi da superare.
Le aziende non-cinesi devono dar vita a un’entità legale in Cina per poter operare in libertà, e questo a volte richiede la necessità di siglare joint venture con una società cinesi esistenti. Ossia, proprio quello che Farfetch ha fatto con Alibaba e che il colosso cinese, prima dell’intesa con il gruppo di NY, aveva fatto con Net-a-Porter nel settembre del 2019, avviando una joint venture e aprendo un flagship store Net-a-Porter su Tmall. In sostanza, i marchi che vendono su queste piattaforme online possono essere presenti anche in Cina e Farfetch al momento ha in essere accordi con più di tre mila brand piccoli e indipendenti e con più di 700 boutique indipendenti.