Fin dall’inizio della pandemia gli esperti di tutto il mondo presagirono che l’emergenza sanitaria si sarebbe inevitabilmente convertita in dramma economico, oggi ne viviamo il risultato.
A soffrire sono certamente le piccole imprese ma l’impatto di questa crisi, per tutti senza precedenti, ha colpito anche i grandi colossi internazionali che non riuscendo ad ringranare la marcia, per lo meno nel mercato fisico, decidono di tagliare le spese chiudendo punti vendita e lasciando a casa migliaia di dipendenti.
Il caso più significativo di recente comunicazione riguarda il colosso d’abbigliamento svedese H&M che ha programmato per il 2021 la chiusura del 5% della sua forza distributiva globale pari a 250 store, un taglio netto, drammatico, che va ad aggiungersi alla chiusura dei mesi scorsi di altrettanti 50 punti vendita, 7 soltanto in Italia. Nonostante la chiusura del terzo trimestre dell’anno con un utile pre-tasse di 2,3 miliardi di corone svedesi, gli incassi non sono sufficienti e i ricavi di settembre, primo mese del quarto trimestre, restano sotto del 5%.
Tra le tante altre aziende internazionali in difficoltà spiccano brand quali Disney che si dice pronta a tagliare fino a 28mila posti di lavoro, a partire dai parchi Disneyland, Pandora che ha già chiuso 30 store in italia, AirBnb decisa a tagliare 1900 posti dei 7500 impiegati, Starbucks pronta a chiudere fino a 400 sedi solo in Canada e Stati Uniti ed infine Nike che nonostante non abbia ancora espresso dichiarazioni di sorta continua a perdere ogni mese milioni di dollari.