Per effetto del propagarsi della pandemia e del conseguente lockdown i primi 5 mesi dell’anno si sono chiusi registrando un calo del 4% nell’export di vino rispetto al 2019. A rendere nota questa drammatica situazione è Coldiretti: “una storica inversione di tendenza che non ha precedenti negli ultimi 30 anni a causa delle difficoltà registrate dalla ristorazione in tutto il mondo per l’emergenza coronavirus. E’ un dato preoccupante dopo il record storico di 6,4 miliardi fatto segnare lo scorso anno per le esportazioni di vino Made in Italy”.
In merito al recente avvio della vendemmia è sempre Coldiretti a definire alcuni numeri, la produzione di vino italiano è quantificata per il 2020 a circa 45 milioni di ettolitri, in diminuzione del 5% rispetto allo scorso anno. Questo calo della produzione potrà, secondo l’associazione di categoria, mettere in discussione il primato mondiale italiano rendendo inevitabile “un testa a testa con la Francia dove la produzione è stimata fra 44,7 e 45,7 milioni di ettolitri, secondo il Servizio statistica e previsioni del ministero dell’agricoltura d’Oltralpe”.
Sul piano della manodopera in vigna la criticità riscontrata da Cia-Agricoltori Italiani risiede nelle tempistiche necessarie a dotare di codice fiscale i lavori stranieri da assumere con regolare contratto di lavoro, da quanto il personale dell’Agenzia delle Entrate svolge le proprie mansioni in smart working si è passati da appena un’ora di tempo per sbrigare la pratica ad addirittura 15 giorni. “La lunga procedura – specifica Cia – non ha riscontri con il passato e suscita molti dubbi sull’efficienza delle piattaforme digitali della Pubblica Amministrazione, che in tempi di crisi come questo dovrebbero, invece, velocizzare le pratiche burocratiche per agevolare il rilancio dell’economia del Paese”.