Nel cuore della Côte des Bar, il sud più selvaggio e meno noto della regione dello Champagne, sorge il villaggio di Les Riceys: un territorio unico, capace di offrire la triplice denominazione AOC (Champagne, Coteaux Champenois, Rosé des Riceys) e modellato da suoli calcarei‑marnosi del Giurassico kimmeridgiano.
È qui che il Domaine Alexandre Bonnet – fondato nel 1970 e oggi parte del gruppo Lanson‑BCC, con circa 47 ettari di vigneto a Les Riceys – ha deciso di dare nuova energia al proprio progetto produttivo.
Il Domaine ha annunciato la presentazione di due cuvée di riferimento che incarnano appieno la filosofia del luogo: “Les Contrées – 7 Cépages” e “Les Contrées Rosé de Macération” (annata 2019 secondo alcune fonti).
Le cuvée in dettaglio
Les Contrées – 7 Cépages
Questa cuvée rappresenta una vera e propria sfida ampelografica: un assemblaggio dei sette vitigni storici della Champagne — Pinot Noir, Meunier, Chardonnay, Pinot Blanc (Blanc Vrai), Arbane, Petit Meslier e Pinot Grigio (o “Buret”) — coltivati in una stessa parcella (“Contrée”) e vinificati con l’obiettivo di restituire la complessità e il potenziale del terroir di Les Riceys.
Il Domaine dichiara che l’intento è «ascoltare la vigna e le sue sfumature», per dare vita a uno champagne che unisce radici ampelografiche antiche e visione contemporanea.
Les Contrées Rosé de Macération
La seconda cuvée enfatizza la vinificazione per macerazione: un rosato ricavato da Pinot Noir vinificato in rosso (saignée) e brevettato per evidenziare la pregnanza varietale e del terroir. Questo approccio, più raro nella Champagne, è un omaggio diretto alla vocazione di Les Riceys per i rosati fermi e spumanti.
Il risultato dichiarato è un vino intenso, ruggente e sorprendente, che si discosta dallo stile più “classico” degli champagne della Marna per spingersi verso una verticalità minerale e territoriale più marcata.
I vigneti del Domaine si trovano a circa 250 metri d’altitudine, su suoli che combinano marne e calcari del Giurassico superiore (kimmeridgiano), tessuti che ricordano quelli dello Chablis o della Loira, pur essendo in Champagne.
La pendenza, l’esposizione e il mosaico di parcelle (le “Contrées”) contribuiscono a una variabilità microclimatica che il Domaine cerca di valorizzare piuttosto che uniformare.
Dal punto di vista ambientale, il Domaine ha intrapreso già da anni una conversione verso pratiche sostenibili: vendemmia manuale, assenza di diserbanti, uso di inerbimento parziale, impianto di frutteti e querce da tartufo, jachères mellifere e, dal 2015, certificazione HVE (Haute Valeur Environnementale) e VDC (Viticulture Durable Champagne).
In cantina, la vinificazione privilegia pressature lente, decantazione statica, fermentazione malolattica naturale in alcuni casi, bassi dosaggi (Extra‑Brut) e lunghi affinamenti sulle fecce; lo stile è più «terroir» che assemblaggio standardizzato.