Nel panorama globale dei marchi più influenti, emergono con chiarezza tendenze e discontinuità che rimodellano la geografia del “brand equity”. Nel recente rapporto Best Global Brands di Interbrand — aggiornato al 2024 e con riflessi previsti sul 2025 — si osserva come il settore del lusso non soltanto perda slancio rispetto ai giganti della tecnologia, ma venga anche sottoposto a una selezione naturale: chi innova riesce a crescere, chi rimane statico o in crisi creativa arretra.
La parabola del lusso: chi sale e chi scende
Tra i protagonisti in ascesa spicca Hermès, che guadagna terreno anno su anno con una crescita stimata intorno al +18 % nel valore del marchio, guadagnando una posizione nella classifica globale. Anche Prada evidenzia una performance positiva: nel 2024 registra un incremento del +8% e si conferma tra i marchi di lusso in maggior crescita.
Di segno opposto è la traiettoria di Gucci, che lascia la top 50 e perde significativi punti nel valore del brand: nel 2024 subisce un calo scendendo al 60° posto nella classifica globale di Interbrand.
A livello globale, i primi posti restano occupati dai brand del mondo digitale e della tecnologia: Apple guida ancora una volta la graduatoria, seguita da Microsoft e Amazon, con Samsung al quinto posto. Nel dettaglio, queste aziende dominano non per la “bellezza” dei prodotti, ma per l’abilità di plasmare ecosistemi, fidelizzare utenti e integrare modelli di business innovativi.
La classifica Interbrand svela che la logica del “brand forte” si sta spostando verso il digitale e il retail: sono i marchi capaci di trasformare la relazione con il cliente attraverso esperienze multicanale che riescono a imporsi. Il lusso che resta ancorato a formule tradizionali — alta sartorialità, storytelling classico, distribuzione selettiva — trova difficoltà nel rilanciare la percezione di freschezza e attrattiva. Nel soft luxury, in particolare, l’aumento dei prezzi e l’assenza di slanci creativi hanno indebolito il legame con una fascia più ampia di pubblico.
Un segnale interessante emerge dall’entrata in classifica di brand retail puri come Uniqlo, che conquistano il 47° posto con un valore stimato di 17,7 miliardi di dollari grazie alla coerenza del modello e all’espansione geografica.
Il caso italiano: resistenza e transizione
L’Italia continua a essere presente nella Top 100 globale attraverso tre marchi: Gucci, Ferrari e Prada.
- Ferrari è l’italiano che registra la crescita più consistente, con un aumento del +17% e il riconoscimento come “Top Rising Brand”.
- Prada mantiene una crescita sostenuta (+8 %) e una presenza stabile nella graduatoria.
- Gucci, invece, appare come il marchio sotto maggiore stress, con una perdita significativa nel valore percepito e una ritirata dal circuito dei top 50.
Questi movimenti non sono soltanto numerici, ma riflettono tensioni profonde: evoluzione creativa, coerenza del posizionamento, capacità di anticipazione dei trend e adattamento digitale saranno fattori determinanti per i marchi italiani che vogliano sostenere la competitività globale.
Quali scenari per il futuro del lusso?
- Differenziazione narrativa e storytelling esperienziale: i brand che riusciranno a costruire storie autentiche, affini al contesto culturale e alle aspettative dei consumatori, avranno un vantaggio competitivo nel lungo termine.
- Integrazione omnicanale e modello phygital: l’esperienza ibrida tra fisico e digitale non è più un’opzione, ma una necessità, per rendere coerente il percorso del cliente.
- Sostenibilità e purpose come driver di valore: non più semplici elementi di marketing, ma leve strutturali per l’identità del brand.
- Rigore nell’innovazione creativa: un marchio può perdere terreno non per incapacità tecnica, ma per non riuscire a rinnovarsi nel linguaggio, nel design e nelle prospettive.
In conclusione, la classifica di Interbrand segnala un cambiamento profondo: il valore del brand non si misura più solo con ricavi e notorietà, ma con la capacità di adattarsi — e spesso di anticipare — un ecosistema in rapida evoluzione. Il lusso trova così una nuova frontiera: non soltanto da conservare, ma da reinventare.