In una serata che resterà a lungo impressa nella memoria della moda, Chanel ha inaugurato una nuova era con la prima sfilata firmata da Matthieu Blazy come direttore creativo. Un debutto atteso, carico di significato, che ha saputo coniugare rispetto per l’eredità storica e desiderio di trasformazione.
La passerella è stata allestita sotto un cielo immaginifico, abitato da pianeti luminosi sospesi a mezz’aria, simbolo di una visione cosmica e al tempo stesso intima. Lo show ha raccolto oltre 2.000 invitati, che hanno tributato applausi entusiasti al termine della performance.
Un linguaggio estetico ridefinito
Blazy ha deciso di imboccare una strada di equilibrio: da un lato, il rispetto dei codici distintivi di Chanel — tweed, camelia, linee sartoriali — dall’altro, l’introduzione di tagli contemporanei e tocchi quasi “selvaggi.” Le silhouette si mostrano fluide e scivolate, con gonne low-rise, camicie lunghe, twin-set allungati e bordi sfrangiati.
Tra i momenti più scenografici, gli abiti da sera a volant e piume, i capi in lurex e le borse “crushed” in oro e argento, con cuciture a vista ed elementi di apertura volutamente esposti.
In apertura, un completo androgino ha sancito il tema della libertà e dell’evoluzione, mentre tocchi giocosi — come parrucche ironiche e accessori fuori scala — hanno richiamato l’ironia che Karl Lagerfeld aveva spesso introdotto nelle sue visioni.
La tavolozza cromatica oscilla tra neutri morbidi e accenti metallici; tessuti classici sono rielaborati con effetto destrutturato, in un dialogo continuo tra rigore e leggerezza.
Tra eredità e rottura
La nomina di Blazy, ufficializzata lo scorso dicembre, è stata letta come un segnale: Chanel preferisce puntare sulla sostanza del progetto creativo piuttosto che sulla teatralità del nome. Il suo approdo rappresenta un bivio per la Maison: un momento di passaggio che chiede coraggio di innovare restando fedeli a sé stessi.
Non era la prima collezione di Chanel che il pubblico attendeva con il fiato sospeso: l’antefatto è stato la discesa in passerella del Creation Studio di Chanel, che ha presentato la sua ultima linea prêt-à-porter prima del passaggio di consegne. In quella occasione, si sono visti rimandi ai codici storici del brand, con sperimentazioni nelle proporzioni e nei materiali.
Ora Blazy raccoglie questo testimone: la sua prima collezione segna non un’interruzione, ma una riscrittura consapevole del legame con il passato.
Reazioni e sguardi sul domani
Tra i volti noti al Grand Palais spiccavano celebrità come Nicole Kidman, appena annunciata come nuova ambasciatrice del brand, insieme ad altre icone internazionali. Estetica, astrazione e glamour si sono fuse in una scenografia totalizzante, che ha catturato attenzione e immaginazione.
Le opinioni del pubblico e degli specialisti si sono divise: alcuni apprezzano il coraggio del cambiamento, altri lamentano una certa freddezza o mancanza di riconoscibilità immediata. Nei forum dedicati al brand, commenti come “non ho visto nulla che dicesse Chanel” emergono tra le reazioni online.
La critica interna — e quel sussurro incessante della comunità fashion — suggerisce che il vero esame per Blazy sia lo spazio che saprà costruirsi nei prossimi capitoli: consolidare identità reinventate, plasmare desideri, guidare una Maison che da sempre è sinonimo di eccellenza.