Negli ultimi anni, una tendenza sempre più diffusa nel panorama internazionale mostra che le star non si accontentano più di apparire con un calice in mano: investono davvero nel vino, comprando vigne, creando etichette proprie, collaborando con enologi prestigiosi. Il fenomeno non è superficiale; è piuttosto una strategia che coniuga identità, narrazione e ritorno economico.
Un vincolo profondo con il territorio
Possedere vigne significa radicarsi. Artisti come Sting, che ha trasformato una proprietà in Toscana in un complesso vitivinicolo che produce vino, olio e miele, non agiscono solo per profitto, ma anche come custodi di un paesaggio e di una storia. In Italia, altri casi hanno simili sfumature identitarie: Andrea Bocelli, la sua famiglia e la cantina di Lajatico ne sono esempio.
Collaborazioni sartoriali e blend su misura
Non tutte le celebrità comprano vigne: molti optano per collaborazioni con produttori già affermati, dando vita a blend e edizioni limitate che riflettono il loro gusto personale. È una formula che unisce la credibilità tecnica del vino con il potere comunicativo dell’immagine pubblica. Il risultato spesso convince anche gli estimatori più esigenti.
Le ragioni dell’investimento
Ecco i motivi principali che spingono le personalità note a entrare nel mondo vinicolo:
- Premiumization: i consumatori attuali preferiscono qualità, storie, trasparenza. Non si tratta più di quantità, ma di esperienze autentiche e prodotti che raccontano qualcosa.
- Diversificazione del brand personale: il vino offre un’estensione dell’identità artistica o imprenditoriale, qualcosa che può sopravvivere al successo immediato, diventare patrimonio culturale.
- Risposta alle tendenze di mercato: la domanda verso vini sostenibili, biologici, con packaging curato, e la crescita del vinoturismo offrono contesti favorevoli.
- Potenziale economico: anche se il rischio non manca, le etichette celebrity tendono a performare meglio, soprattutto nei segmenti premium di vino o distillati.
Criticità e rischi
Ma non è tutto oro quel che luccica. Alcuni aspetti da non sottovalutare:
- La qualità deve essere concreta: avere un nome famoso non basta se il vino non mantiene standard elevati.
- Investimenti rilevanti iniziali, manutenzione delle vigne, costi di produzione, impatto imputabile a logistica e distribuzione possono essere onerosi.
- Il rischio che l’immagine prevalga sulla sostanza, facendo percepire il prodotto come mera operazione di marketing.
Orizzonti futuri
L’industria vinicola globale mostra alcuni segnali chiari:
- crescita della premiumization: aumento del valore anche se in alcuni mercati si consuma meno vino, ma di qualità superiore.
- maggiore attenzione a pratiche sostenibili, biologiche.
- sviluppo del turismo del vino, delle esperienze immersive nei vigneti, dell’enoturismo come parte integrante del racconto del vino.
- partecipazione sempre più attiva delle celebrità nella progettazione e produzione, non solo come volti o finanziatori esterni.
In sostanza, la scelta di una star di investire in vigne o produrre vino non è solo una moda passeggera: è diventata una forma di espressione personale, un ponte tra autenticità e lusso, un modo di lasciare un segno — non solo nei social, ma nel territorio e nel tempo.