Alla Paris Fashion Week Spring/Summer 2026, Schiaparelli è tornata a calcare la scena, chiamando in causa quel confine sottile — e a volte evanescente — tra visibilità e mistero. Il défilé, sospeso tra il tangibile e l’ideale, ha rivelato una collezione che sembra evocare forme che appaiono e scompaiono, giocando con negativi e vuoti senza ambiguità.
Alla regia creativa c’è Daniel Roseberry, al timone della casa di moda dal 2017, che con questa passerella rende omaggio al lascito visionario di Elsa Schiaparelli, pur mantenendo una cifra contemporanea e incisiva. Il titolo “Dancer in the Dark” già suggerisce un’intenzione: immergere le forme in un gioco di luci e ombre, in cui i tagli (cut‑out) fungono da ritmi, da pause visive che concedono spazio all’immaginazione.
Nel front row si sono seduti nomi prestigiosi: da FKA Twigs a Rosalía, passando per Chiara Ferragni e Kylie Jenner, a conferma del magnetismo sempre vivo del marchio. L’evento, tenutosi nel suggestivo spazio del Centre Pompidou, ha attirato sguardi attenti da tutto il jet set internazionale.
Il filo della collezione: il vedo-non‑vedo come linguaggio
Roseberry sembra voler traslare la vocazione surrealista della maison in un lessico contemporaneo: il cut‑out è il vero filo conduttore della collezione, un espediente che drammatizza il corpo, esalta curve, rimanda al mistero e allo stesso tempo mostra con decisione.
La palette cromatica ha abbracciato il contrasto: nero e bianco in dialogo, intervallati da toni intensi di rosso, marrone e beige. Le linee sono state scolpite con estrema attenzione: gonne tubolari, top in pelle con orli ondulati, camicie ricche di ruches, colli architettonici in scala drammatica e abiti da sera che oscillano tra rigore sartoriale e sensualità declinata in chiave moderna.
Tra i momenti più applauditi, un abito in tulle trasparente — quasi un velo ipnotico — sfidava chi lo guardava a leggere la pelle e lo spazio dietro. Indossato da Kendall Jenner, è diventato icona del confine tra visibile e non visibile.
Tradizione e innovazione: un connubio senza fratture
Pur radicata nell’eredità surrealista di Elsa Schiaparelli, la collezione non risulta nostalgica: piuttosto, prosegue un percorso che unisce estetica poetica e desiderio contemporaneo. In questo senso, Roseberry sembra puntare a un’identità femminile forte, incarnata eppure enigmatica, più icona che musa.
Le strutture sartoriali, i giochi di trasparenza e le sperimentazioni con spazi negativi mostrano come la couture-to-wear — quel confine tra alta moda e quotidiano — continui a nutrire il linguaggio Schiaparelli. Anche le silhouette, pur restando familiari rispetto al filone stilistico già esplorato in stagioni precedenti, acquistano una nuova densità narrativa: non si tratta solo di vestire, ma di raccontare uno stato d’animo.
In sintesi
Con “Dancer in the Dark”, Schiaparelli riafferma il proprio status di punto di riferimento imprescindibile alla Fashion Week parigina. Una sequenza di gesto visivo, eleganza tattile e tensione poetica, che trasforma ogni capo in enigma sensuale: niente è lasciato al caso e tutto è pensato per stimolare uno sguardo attento, capace di catturare non solo ciò che appare, ma anche ciò che rimane sospeso — nell’ombra, nel vuoto, nell’indicibile.