Con l’avvicinarsi della vendemmia 2025, cresce la preoccupazione tra i produttori italiani a causa delle consistenti giacenze in cantina — pari a 46,6 milioni di ettolitri al 31 maggio — e di un mercato che fatica a riassorbire l’offerta. Senza misure concrete per contenere le rese produttive, secondo quanto stimato recentemente da Unione Italiana Vini (Uiv), si rischia di arrivare a fine campagna con volumi in cantina vicini ai 90 milioni di ettolitri.
In diverse aree vitivinicole del Paese si stanno valutando interventi straordinari. Tra le ipotesi al vaglio figurano la distillazione di emergenza e la revisione al ribasso dei limiti produttivi stabiliti nei disciplinari, come si sta già discutendo in regioni come Piemonte e Puglia. Anche in Toscana si apre il dibattito: alcune forze politiche, come il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia, hanno sollecitato un confronto con le organizzazioni di settore, proponendo misure urgenti come la vendemmia verde, la distillazione a sostegno del settore e persino l’estirpazione volontaria dei vigneti meno produttivi. Una riunione in Regione per affrontare il tema è attesa a breve, come annunciato dalla vicepresidente e assessora all’Agricoltura Stefania Saccardi.
Il quadro è complesso e differenziato, ma nel complesso traspare un clima di tensione. Un utile indicatore della dinamica di mercato arriva dai dati sugli imbottigliamenti e sull’uso delle fascette Dop dei primi sei mesi del 2025, raccolti da Avito, l’associazione dei consorzi vitivinicoli della Toscana. Sebbene non siano una fotografia esaustiva, rappresentano comunque un termometro importante, dato che imbottigliamento e fascettatura avvengono in prossimità della spedizione dei vini, quindi a seguito di ordini effettivi.
Nel primo semestre 2025, dalla Toscana sono usciti 948.583 ettolitri di vino, in calo del 2% rispetto allo stesso periodo del 2024. Tra le principali denominazioni, il Chianti Classico mostra una lieve crescita (+3%) con 125.646 ettolitri, mentre calano l’Igt Toscana (-5%, 330.503 ettolitri) e il Chianti (-4%, 294.781 ettolitri).
Situazione altalenante anche per le denominazioni più prestigiose del sud della regione: il Brunello di Montalcino registra un deciso -9% (28.727 ettolitri), mentre il Rosso di Montalcino cresce del 14%, raggiungendo 16.104 ettolitri. Simile il quadro a Montepulciano: il Vino Nobile perde il 4% (24.459 ettolitri), mentre il Rosso guadagna un significativo +20%, con 10.723 ettolitri. Queste dinamiche possono indicare una preferenza dei consumatori verso vini più accessibili, pur mantenendo un legame con il territorio.
Nel resto della regione, Bolgheri resta sostanzialmente stabile (-1%, 29.650 ettolitri), mentre il Morellino di Scansano cresce in modo rilevante (+17%, 25.413 ettolitri). Spiccano anche i bianchi: la Vernaccia di San Gimignano registra un +29%, arrivando a 21.132 ettolitri, mentre la Maremma Toscana, trainata dal Vermentino, cresce del 5% a 34.619 ettolitri.
Tra le denominazioni minori, si segnalano forti variazioni in percentuale, sebbene su volumi limitati: +63% per il Val d’Arno di Sopra (507 ettolitri), +19% per l’Orcia (1.064 ettolitri), ma anche cali come l’-11% del Montecucco (2.835 ettolitri) e il -15% del Pomino (2.420 ettolitri).
L’insieme dei dati fotografa una realtà complessa e sfaccettata. Le dinamiche economiche e sociali in atto stanno influenzando profondamente anche il settore del vino, coinvolgendo indistintamente grandi e piccoli territori, nomi blasonati e realtà emergenti.