Inaugura venerdì 18 luglio alle ore 18 e rimarrà aperta dal 19 luglio fino al 9 novembre al
Centro Saint-Bénin di Aosta una mostra di fotografia di respiro internazionale, dal titolo
“Bressaï. L’occhio di Parigi”. La retrospettiva è promossa dall’Assessorato Beni e attività
culturali, Sistema educativo e Politiche per le relazioni intergenerazionali della Regione
autonoma Valle d’Aosta, prodotta da Silvana Editoriale, curata da Philippe Ribeyrolles,
studioso e nipote del fotografo, che vanta una inestimabile collezione di stampe di Brassaï
e un’estesa documentazione relativa al suo lavoro d’artista.
Sono più di 150 le stampe d’epoca, oltre a sculture, documenti e oggetti appartenuti al
fotografo ad arricchire la mostra e a consentire uno sguardo inedito e approfondito
sull’opera di Brassaï, con un’attenzione particolare alle celebri immagini che egli dedicò
alla capitale francese e alla sua vita.
Le fotografie dedicate alla Ville Lumière, dai quartieri operai ai grandi monumenti simbolo,
dalla moda ai ritratti degli amici artisti, fino ai graffiti e alla vita notturna, sono oggi
immagini iconiche che identificano immediatamente il volto di Parigi.
La città natale di Gyula Halász è anche la ragione del suo nome d’arte. Quando alle
soglie del XX secolo nacque Brassaï, la città rumena di Brasov faceva parte del territorio
ungherese. Brassaï si trasferisce con la famiglia ad appena tre anni a Parigi, per poi
tornare a studiare a Budapest e lavorare a Berlino come giornalista. Gli anni Venti e Trenta
sono prolifici per gli incontri con gli artisti più importanti delle avanguardie storiche. E la
fotografia appare la necessaria conseguenza. Dal 1929 Brassaï dedica alla capitale
francese un corpus di fotografie che la ritraggono ogni giorno come di notte, alternando
pubblico e privato, urbano e antropico.
Brassaï è stato uno dei protagonisti della fotografia del ventesimo secolo, definito
dall’amico Henry Miller l’occhio vivo della fotografia”.
In stretta relazione con artisti quali Picasso, Dalì e Matisse, vicino al movimento
surrealista, a partire dal 1924 partecipò al grande fermento culturale che, in quegli anni,
investì Parigi. Brassaï è stato uno tra i primi fotografi a catturare l’atmosfera notturna di
Parigi e della sua popolazione. Il fotografo non si limitava a rappresentare paesaggio o
vedute architettoniche, ma si interessava anche degli spazi in cui l società si incontrava e
divertiva. È del 1933 il suo volume ‘Paris de nuit’ le cui immagini furono anche pubblicate
sulla rivista surrealista ‘Minotaure’.
Philippe Ribeyrolles, curatore della mostra, spiega che esporre Brassaï significa
immergersi nell’atmosfera di Montparnasse dove si potevano incontrare numerosi artisti
provenienti dall’Europa dell’Est come il suo connazionale André Kertesz. Quest’ultimo
esercitò una notevole influenza sui fotografi che lo circondavano, tra cui Brassaï e Robert
Doisneau.
Brassaï appartiene alla scuola francese di fotografia detta umanista per la presenza
essenziale di donne, uomini e bambini nei suoi lavori.
Oltre alla fotografia di soggetto la esplorazione dei muri di Parigi e dei loro numerosi graffiti
testimonia il legame del fotografo con le arti marginali e l’arte di Jean Dubuffet. Invitato ad
esporre i suoi lavori al Museo di Arte Moderna MoMA, Brassaï riscosse un enorme
successo.
Il legame del fotografo con gli Usa si concretizza con una collaborazione con la rivista
Harper’s Bazaar, per cui Brassaï ritrae molti protagonisti della vita artistica e letteraria
francese con i quali era solito socializzare. I soggetti ritratti in questa occasione saranno
pubblicati nel volume ‘Les Artistes de ma vie’, due anni prima della sua morte.
Brassaï muore il 7 luglio 1984 dopo la pubblicazione di un suo libro su Proust. E’ sepolto
nel cimitero di Montparnasse, nel cuore della Parigi che ha celebrato per mezzo secolo.