Uno squarcio sul suolo de le Beaux-arts fa emergere una passerella metallica. È l’installazione dell’artista Tom Scutt creata per accogliere la seconda prova di Seán McGirr alla direzione creativa di Alexander McQueen. Si riempie di fumo per far sfilare le banshee. Creature leggendaria dei miti irlandesi, fate che cantano o che piangono avvolta in un velo.
“La banshee è radicata nella storia di McQueen, ma è anche una storia con cui sono cresciuto, quindi mi sembra profondamente personale – qualcosa di cui ricordo che mia madre parlava in Irlanda, descrivendo il grido di questa figura solitaria e inquietante. Per me, è arrivata a rappresentare qualcosa di reale e potente ora. L’idea di qualcuno che può essere visto come una forza guida”.
Il tema mitologico di collezione è il primo punto comune che McGirr cerca con il fondatore e quelle fate dei miti irlandesi e scozzesi che cantano o piangono avvolte da un velo sono radicate tanto nella storia di McQueen quanto in quella di Seán che nella nota stampa racconta della leggenda come di “Qualcosa di cui ricordo che mia madre parlava in Irlanda, descrivendo il grido di questa figura solitaria e di presagio. Per me, è arrivata a rappresentare qualcosa di reale e potente ora. Qualcuno che può essere visto come una forza guida”.
L’eco di Lee (ma anche di Sarah) riecheggia nel tailoring affilato delle prime proposte dove i blazer dalle spalle acuminate hanno pinzate centrali, o squarci profilati di pizzo. Alcune giacche hanno il retro risvoltato in un aggiornamento dell’iconica silhouette a S del fondatore, mentre i divisivi, sexy e scandalosi bumster che sfioravano zone erogene in rimando al derrière dei muratori, sono oggi tradotti in una severa mitigazione del potenziale erotico che li vede con una vita più alta e contornata di ruches.