Una scenografia minimal, luci asettiche e una sobrietà ritrovata: questo il contesto in cui maison Balenciaga torna a chiedere perdono, dopo uno scandalo di enorme portata che ha rischiato di rovinarne la reputazione per sempre.
Niente più fattore shock e nessuna controversia per Demna Gvasalia, che si presenta con una nuova filosofia, finalizzata alla valorizzazione e alla riscoperta del vestito come concetto in sé e per sé, tra sperimentalismo ed essenzialità.
Non scompaiono, ovviamente, i codici estetici che caratterizzano le visioni di Demna: il gioco delle proporzioni è una parte fondamentale della collezione, che si trasforma così tra silhouette maestose e regali e figure invece aliene, ma qui risulta contenuta e più raffinata rispetto al passato.
Una collezione pulita, quindi, che ammette stampe a fiori e colori accesi, ma che si concentra principalmente su monocromo tra grigio, nero e bianco e che punta alla ricerca di un’umanità alternativa e alienante: i vestiti sono la partenza, il viaggio e la meta di un nuovo processo creativo, inedito all’universo Balenciaga degli ultimi anni.
“Avevo sei anni quando i miei genitori mi fecero fare un paio di pantaloni su misura da un sarto vicino di casa. Li ho disegnati, ho scelto il tessuto in un negozio e sono andato dal sarto due volte per le prove. Questo è stato proprio l’inizio della mia storia d’amore con i vestiti: quello che ha sviluppato il mio rapporto con gli abiti e mi ha fatto venire voglia di diventare un designer”, racconta Demna in una nota alla collezione. “Negli ultimi due mesi, avevo bisogno di cercare un rifugio per ripensare alla mia storia d’amore con la moda e l’ho trovata istintivamente nel processo di “fare vestiti”. Mi ha ricordato ancora una volta il suo incredibile potere che riesce a farmi sentire felice e ad esprimermi veramente. Questo è il motivo per cui la moda per me non può più essere vista come un intrattenimento, ma piuttosto come l’arte di fare vestiti“.