Con la conferma di 66 marchi partecipanti, l’edizione 2026 di Watches & Wonders Geneva si annuncia come la più ricca di sempre. Oltre al rientro di Audemars Piguet, assente dai grandi saloni orologieri da tempo, spicca l’uscita a sorpresa di Montblanc. L’evento si prepara a ridefinire il panorama dell’orologeria mondiale, fondendo tradizione, indipendenza e sperimentazione.
Un’edizione da record
Dal 14 al 20 aprile 2026, il Palexpo di Ginevra diventerà il palcoscenico privilegiato per lancio, incontro e scoperta nel mondo dell’orologeria. I primi quattro giorni saranno riservati agli operatori del settore, mentre da sabato a lunedì la manifestazione aprirà le porte al grande pubblico — una formula che già da tempo coniuga business e visibilità.
Fra le novità più rilevanti figura il ritorno di Audemars Piguet, ritornata alla partecipazione dopo anni di assenza dai grandi saloni (ultima presenza al SIHH 2019). Questa decisione conferisce ulteriore spessore all’edizione: la maison assume un ruolo simbolico nel ristabilire un contatto diretto con il pubblico e gli interlocutori del settore.
In parallelo, Montblanc non ha confermato la sua presenza — una decisione che desta curiosità, soprattutto considerando che gli altri marchi del gruppo Richemont rimarranno al salone.
A supporto di un ricambio generazionale e di confronto con nuove forze creative, undici brand entrano per la prima volta nella roster del salone: Behrens, Bianchet, B.R.M Chronographes, Charles Girardier, Corum, Credor, Favre Leuba, March LA.B, Sinn Spezialuhren, L’Epée 1839 e, naturalmente, Audemars Piguet.
Fra le conferme, alcuni nomi godranno di rinnovato spazio: H. Moser & Cie. e Frédérique Constant riorganizzeranno le proprie collocazioni stand per consolidare la loro visibilità.
Si registrano anche assenze di rilievo: Swatch Group, con marchi come Omega, Breguet e Longines, continua a non partecipare, mantenendo le scelte strategiche già note. In più, marchi come Breitling, Bell & Ross, Speake-Marin e MeisterSinger avevano mostrato segnali di uscita — alcuni confermati per il 2026.
Spazi e layout: valorizzazione degli indipendenti
Per dare maggiore rilievo agli orologiai artigianali, il salone modifica la distribuzione: il Carré des Horlogers passerà da 16 a 23 espositori, mentre il Mezzanine si espanderà da 9 a 15. Queste misure sono pensate per offrire un percorso più fluido e coerente ai visitatori, migliorando la visibilità di realtà indipendenti che spesso faticano a emergere in un contesto dominato dai grandi marchi.
Un’altra novità significativa concerne il LAB, lo spazio dedicato all’innovazione: per la prima volta sarà aperto a start-up, laboratori e realtà tecnologiche che vogliano presentare progetti nel campo dell’orologeria avanzata.
Inoltre, l’unione tra il Salone e il format “In The City” si fa ancora più stretta, con eventi collaterali distribuiti in tutta Ginevra — musei, boutique, workshop e momenti serali saranno parte integrante dell’esperienza. Un servizio navetta gratuito collegherà il Palexpo alle varie sedi nel tessuto urbano, facilitando i movimenti del pubblico.
I protagonisti sotto i riflettori
La lista completa dei 66 marchi confermati comprende una vasta gamma di maison storiche, brand indipendenti e nuovi ingressi. Ecco alcuni tra i nomi più significativi:
- Nomi consolidati del panorama classico e del lusso: Rolex, Patek Philippe, Cartier, Chopard, IWC, Hermès, Vacheron Constantin.
- Marchi emergenti e indipendenti: Armin Strom, Czapek & Cie, Grönefeld, Laurent Ferrier, affiancati ai nuovi ingressi.
- I nuovi ingressi meritano una nota: in particolare, L’Epée 1839 rappresenta un caso particolare: non un brand orologiero tradizionale, ma una manifattura dedicata ai complessi orologi da tavolo.
- Un caso interessante è quello di Corum: già attivo in passato in altri contesti fieristici, interpreta la partecipazione al salone come parte di una strategia di rilancio globale.
- Per H. Moser & Cie., il passaggio dal quadro indipendente a posizioni più centrali nel layout rappresenta un riconoscimento del loro crescente peso nel panorama orologiero.
Prospettive e impatti sul settore
Questa edizione appare come un momento di transizione: da una fiera dominata dai grandi gruppi a un evento ibrido che valorizza anche il mondo artigianale e le idee emergenti. Il ritorno di maison prestigiose affiancato alla presenza di brand meno noti contribuisce a un panorama più bilanciato.
L’apertura del LAB a nuove realtà potrebbe essere un catalizzatore per contaminazioni tecniche e stilistiche, rompendo i confini tradizionali dell’orologeria meccanica. A ciò si aggiunge l’idea di far vivere il Salone anche fuori dal Palexpo, estendendone l’impatto culturale e visivo alla città intera.
Infine, la scelta di alcuni grandi gruppi (come Swatch) di mantenere la distanza indica una frammentazione delle strategie: per alcuni, il valore dell’evento continua; per altri, le vie alternative (lancio diretto, digitale, boutique) restano preferibili.