A poco più di un anno dal Restyling Palazzo Guinigi si conferma a Lucca uno dei poli
culturali cittadini più dinamici. Fino al 28 settembre prossimo ospiterà una grande
retrospettiva dedicata ad Antonio Bueno, figura fondamentale e eccentrica dell’arte italiana del secondo Novecento.
A curare la mostra la figlia dell’artista, Maria Isabella Bueno e Stefano Barbaro.
L’esposizione rientra nel programma di ViviLuccaEventi 2025 ed è promossa
dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Lucca.
La mostra conta circa novanta opere provenienti da importanti musei nazionali e
prestigiose collezioni private e dall’archivio personale della famiglia e offre un’ampia
panoramica sulla carriera di Antonio Bueno, ne esplora la poetica e le metamorfosi
stilistica. È, infatti, presente un cospicuo nucleo di lavori di proprietà degli eredi dell’artista che hanno messo a disposizione un ricco florilegio di fotografie e documenti in parte inediti. Il gusto per la citazione e la parodia con cui l’artista celebra ironicamente gli stili del passato è unito alla capacità di mescolare cultura alta e umile e lo hanno reso un artista di grande modernità.
Nato a Berlino nel 1918, cresciuto tra Ginevra, Parigi e Firenze, Antonio Bueno ha da sempre considerato la pittura come ricerca e continuo slittamento. Dalla neo metafisica ai monocromi, dalla pop art colta alle celebri figure dei marinaretti, dame e torri fino ai raffinati esempi dei grandi maestri come Ingres, Picasso e Caravaggio, ogni stagione artistica di Bueno rappresenta una variazione consapevole sul tema della figurazione. Nel 1937 fu a Parigi, dove espose al Salon des jeunes, quindi nel 1940 si trasferì con il fratello Xavier in Italia. Dopo un’esperienza post-impressionista, nell’immediato dopoguerra aderì alla lezione di Gregorio Sciltian, eseguendo opere trompe l’oeil e partecipò con Annigoni e il fratello al gruppo “Pittori moderni della realtà”. Fu uno sperimentatore accanito e
irrequieto e condusse varie ricerche, da pittore astratto negli anni 1950-53, in
concomitanza al suo lavoro di segretario presso la rivista Numero, neometafisico con la serie di dipinti con pipe di gesso, negli anni 1953-57, fu anche verista, materiologico sulla scia dell’informale con una serie di impronte negli anni ’60-62, segnaletico e pop a metà degli anni Sessanta, neodada e pittore visivo. Nell’eclettismo della sua produzione sono
noti al grande pubblico le figure di busti e teste tondeggianti, ragazzi vestiti alla marinara, pompieri e reinterpretazione di grandi opere della storia dell’arte, con caratteristiche tondeggianti.
L’esposizione mette in evidenza le sue opere più iconiche, i celebri dipinti con pipe in
gesso e uova, che sono per lui simboli di armonia ed equilibrio. L’universo di Antonio
Bueno rappresenta un gioco continuo di rimandi, in cui ogni opera nasconde una
riflessione più ampia sull’arte stessa, sul tempo, sull’identità.
L’esposizione di Lucca dimostra come Bueno abbia anticipato molte delle tensioni che
avrebbero attraversato l’estetica contemporanea. Sguardi enigmatici, citazioni colte e composizioni dalla geometria quasi musicale accompagnano il viaggio visivo di questa mostra.