Roma, anni Sessanta. In un’Italia che si risveglia alla modernità, Delia Soldaini Biagiotti apre un laboratorio sartoriale in via Salaria. Il suo talento conquista presto un pubblico raffinato, fino a ottenere, nel 1964, l’incarico di realizzare le uniformi per le hostess Alitalia: ambasciatrici alate dell’eleganza italiana nei cieli del mondo. È l’inizio di un’avventura imprenditoriale che, nel giro di pochi anni, diventerà una delle realtà più rappresentative della moda italiana nel panorama internazionale.
Accanto a lei, la figlia Laura Biagiotti, che lascia gli studi in Archeologia Cristiana per sostenere un’impresa in piena ascesa. Il 30 luglio 1965 nasce a Roma la “Biagiotti Export”, fondata per acquisire la produzione di celebri atelier dell’Alta Moda romana, tra cui Schuberth, Capucci, Litrico e Barocco. Nel 1972 Laura firma la sua prima collezione a Firenze: è l’inizio di una rivoluzione gentile. Con lei, il cashmere, fino ad allora relegato all’abbigliamento sportivo, si trasforma in materia prima di lusso. Il “New York Times” la incorona “Queen of Cashmere”.
Negli anni Settanta, Laura è tra i pionieri del prêt-à-porter italiano: insieme a Ottavio Missoni, Walter Albini e Krizia, trasferisce il baricentro della moda da Firenze a Milano, contribuendo a definire il concetto stesso di Made in Italy. Intanto, i suoi abiti conquistano mercati e platee: dal Giappone agli Stati Uniti, dalla Russia alla Cina.
Nel 1988, Laura è la prima stilista italiana a sfilare a Pechino, in un evento che ha il sapore della diplomazia culturale. Le sue creazioni, indossate da modelle cinesi, celebrano i tessuti nobili della tradizione asiatica: seta e cashmere, fusi con la sartorialità italiana. Sette anni dopo, nel 1995, varca un’altra soglia storica: le porte del Cremlino si aprono per accogliere la sua collezione, prima stilista italiana a sfilare nell’ex tempio del potere sovietico.
Attorno a Laura si delinea un universo che va ben oltre la moda. Con il marito Gianni Cigna, ristruttura il Castello di Marco Simone, alle porte di Roma, trasformandolo nel quartier generale del marchio e in un centro di cultura e sport. Da lì nascerà anche il Marco Simone Golf & Country Club, oggi sede della Ryder Cup 2023.
La sua passione per l’arte la porta a essere mecenate e collezionista: la collezione privata Biagiotti-Cigna di opere di Giacomo Balla è una delle più complete al mondo, esposta anche al Museo Pushkin di Mosca e al Chiostro del Bramante a Roma. A Laura si devono restauri e sponsorizzazioni di importanti luoghi d’arte: dalla Scala Cordonata del Campidoglio alle Fontane di Piazza Farnese, fino al sipario del Teatro La Fenice dopo l’incendio.
Nel 1995, viene insignita del titolo di Cavaliere del Lavoro dal Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. È il riconoscimento a una carriera che ha unito impresa, creatività e spirito internazionale.
Dopo la morte del marito Gianni, la figlia Lavinia Biagiotti Cigna entra in azienda. Oggi guida il gruppo, raccogliendo l’eredità della madre con una visione contemporanea che unisce moda, sostenibilità e innovazione culturale. Sotto la sua direzione, il marchio Biagiotti torna a sfilare nei luoghi simbolo della romanità — dal MAXXI all’Ara Pacis — tessendo un dialogo continuo tra estetica e patrimonio.
Nel 2020, Lavinia promuove il restauro della Fontana della Dea Roma in Piazza del Campidoglio, annunciandolo durante una sfilata che è anche un manifesto: la moda può — e deve — essere strumento di valorizzazione culturale. Seguono il restauro delle grandi tele della Basilica di Santa Maria degli Angeli e la sponsorizzazione della mostra “Casa Balla” al MAXXI.
Biagiotti è anche profumo, con fragranze entrate nella memoria olfattiva collettiva. Dopo Fiori Bianchi (1982), sono seguiti i successi di Roma, Venezia, Laura, fino alle recenti collezioni “AQVE ROMANE” e “Roma Uomo Nero Estremo” (2025), ispirata a una notte romana, tra fascino classico e innovazione tecnologica, con il contributo dell’intelligenza artificiale.
Oggi il nome Biagiotti rappresenta molto più di un marchio di moda. È un emblema della creatività italiana che sa rinnovarsi, restando fedele alla sua essenza. È la storia di tre generazioni di donne che hanno saputo trasformare ago e filo in linguaggio universale. Un racconto in cui l’eleganza si fa cultura, e la bellezza si tramanda, come un patrimonio.