La galleria d’arte contemporanea Raffaella De Chirico ospita, dal 29 maggio al 20 settembre, nella sede di via Monte di Pietà 1 A, nel cuore del distretto culturale di Brera, la mostra personale “END” di Eugenio Ferretti. Un nuovo e profondo progetto dell’artista, che propone un’intensa riflessione sul senso della vita.
Con questa esposizione, Ferretti torna a Milano portando uno sguardo penetrante sulla condizione umana, in un percorso che unisce rigore concettuale ed efficacia estetica. Il titolo della mostra, “END”, riprende l’omonima opera realizzata appositamente per l’occasione, che apre il percorso e introduce le opere successive.
Di grande suggestione è l’opera LIFE, realizzata in colla vinilica su tavola, composta da trentasei elementi disposti in modo ritmico e speculare, in un equilibrio tra opposizione e compensazione che nasce e si conclude nel vuoto – vuoto inteso come origine e fine.
Per la prima volta l’artista espone lavori originali che, attraverso l’uso della carta copiativa, vengono annullati dalla creazione di un’altra opera in cui la parola LIFE torna a ripetersi.
“‘END’ – spiega Eugenio Ferretti – rappresenta il senso stesso della vita nei suoi limiti. I trentasei elementi dell’opera esposta in galleria mostrano una lettura diacronica del termine LIFE, in una scansione ritmica dove ogni elemento si oppone specularmente all’altro, in una dinamica di sottrazione e compensazione. LIFE diventa così simile a una serie numerica in cui ogni parte corrisponde al suo contrario, fino a raggiungere lo zero, un ‘vuoto pieno’ che è al tempo stesso principio e conclusione. Una tensione continua tra crescita e decrescita, in un equilibrio illusorio e fugace che restituisce la percezione tragica della vita come esperienza a cui nulla si contrappone.”
A contrasto, l’opera LIFE su carta copiativa si trasforma: da semplice copia di un originale cancellato, si fa nuovo originale. In essa, lo spazio diventa parte integrante dell’opera stessa, e le LIFE rappresentate appaiono come il risultato di una mutazione artificiale, che nega la possibilità di una vita autentica.
L’opera END, posta all’inizio del percorso espositivo, nasce da una matrice vuota, priva di fondo, incorporea e immateriale.