In occasione del suo centesimo anniversario, Fendi celebra il traguardo contribuendo alla valorizzazione del patrimonio artistico italiano, sostenendo il restauro della Grotta di Diana, uno dei gioielli nascosti di Villa d’Este a Tivoli. Dopo oltre cinquant’anni di chiusura e due anni di lavori conservativi, il 5 maggio il suggestivo ninfeo tornerà accessibile al pubblico.
L’intervento è stato promosso dal Ministero della Cultura in collaborazione con l’Istituto Villae, e ha visto il contributo della storica maison romana — ora parte del gruppo LVMH — che ha scelto di onorare le proprie radici e la sua città sostenendo un luogo simbolico della bellezza italiana.
Silvia Venturini Fendi, direttrice creativa della linea uomo e accessori, ha definito il progetto come “un gesto di affetto profondo”, sottolineando come questo impegno nasca da un legame autentico con Roma e miri a tramandare valori culturali e artistici alle generazioni future.
La Grotta di Diana, costruita tra il 1570 e il 1572, si distingue per il suo ricco apparato decorativo: mosaici, conchiglie, pietre e sculture ispirate alla mitologia classica e in particolare alle Metamorfosi di Ovidio. Un’opera che fonde elementi naturali e simbolici in un ambiente scenografico, collocato nella parte alta dei giardini della villa.
Il restauro, curato sotto la direzione scientifica dell’Istituto autonomo Villa Adriana e Villa d’Este, ha consentito il recupero delle decorazioni originarie e la protezione dell’ambiente grazie a una nuova vetrata e a un sistema di illuminazione progettato per valorizzare i dettagli artistici senza alterarne l’autenticità. Andrea Bruciati, direttore dell’Istituto Villae, ha descritto il progetto come una “nuova avventura del sapere”, capace di connettere memoria storica e visione contemporanea.
Il sostegno di Fendi a questa iniziativa conferma la vocazione della maison per il mecenatismo culturale. Non è un caso isolato: in passato, il brand ha finanziato importanti interventi di restauro come quello della Fontana di Trevi e del complesso delle Quattro Fontane a Roma. Per accompagnare la riapertura della Grotta di Diana, è stato inoltre realizzato un volume, edito da Skira, che ripercorre la storia e le fasi del restauro, offrendo al pubblico uno strumento prezioso di approfondimento.