Kim Jones trasforma la sua passerella per la Milano Fashion Week in una strada urbana bagnata di pioggia e illuminata dalle luci dei neon, dei semafori e della civiltà: il contesto perfetto per una collezione che, rispettando i valori di maison Fendi, esiste prima di tutto per essere indossata e vissuta.
Si tratta, tuttavia, di un’opera che non ha solo preso in considerazione i pilastri di praticità e concretezza che Kim Jones applica a tutte le sue proposte dal suo arrivo nella casa romana, ma, piuttosto, di una sintesi perfetta di un’eredità di contrasti e asimmetrie, riscoperta anche grazie alla presenza di Delfina Delettrez, figlia di Silvia Venturini Fendi, e al recupero del nutrito archivio della maison.
“Tutto parte da Delfina. C’è uno chic infinito e anche un po’ di perversione nel modo in cui lei mischia Fendi… Che è proprio quello che piace a me”, ha dichiarato Jones.
Ed è proprio perversione quella che, a un certo punto, sconvolge la passerella: dopo una sequenza di abiti dal sapore classico, composti da silhouette in cui le variazioni, se ci sono, sono a mala pena percepibili, arrivano le prime asimmetrie, le prime spalle scoperte e linee fuori-posto, fino a un’esplosione di colori, tagli drammatici ed eleganza effervescente.
Evidente, inoltre, l’influenza della mente di Karl Lagerfeld in alcune items e trovate della collezione: dall’uso dei pannelli in tessuto per moderare la percezione delle forme, all’accostamento di texture fino alle spaccature improvvise, Jones ci permette di scoprire un doppio volto della sua Fendi, che si racconta cromaticamente e stilisticamente.