Venezia diventa nuovamente il magnifico scenario in cui alta moda e sostenibilità ambientale si incontrano per tirare le somme di un sistema fashion sempre più saturo e di una crisi ecologica annunciata, e ancora in corso di gestione: una location coerente con il tema in questione, dato che il capoluogo Veneto, la città sull’acqua che ha stregato milioni e milioni di persone, è tra i luoghi che più temono il cambiamento climatico e i suoi disastrosi effetti sull’ambiente.
Oggi i ricercatori di The European House – Ambrosetti hanno presentato un nuovo studio dedicato alle performance economico-finanziarie di 2.700 aziende della catena di fornitura, valutando la sostenibilità di 167 aziende della filiera italiana e analizzando gli strumenti di gestione della sostenibilità delle 100 più grandi imprese europee.
Un progetto ambizioso, che porta il nome di “Just Fashion Transition“, e che ha messo in risalto alcuni fattori chiave in grado di spiegare al meglio l’attuale panorama fashion in tutte le sue sfumature: l’industria cresce, registrando un +6% alle performance generali grazie alle generazioni più giovani, al mondo digitale e al crescente settore della fast fashion.
Questi stessi punti di forza, tuttavia, devono scontrarsi con alcuni effetti collaterali, come la stagnazione completa dell’economia circolare del sistema moda, ferma al 3,5%, e priva di dati sufficienti per un’analisi completa, come rileva il coordinatore Carlo Cici.
“È disorientante”, dichiara. “Le emissioni di Co2 sono stimate tra il 2 e l’8%, non abbiamo trovato una metodologia di calcolo. Anche la stima dei consumi idrici è tre volte superiore (215 contro 79 miliardi di metri cubi). In Europa il quadro è leggermente più stabile”.
Una mancanza di trasparenza quindi, che implica un’assenza di impegno concreto da parte dei consumatori: se infatti l’80% dei consumatori si dice preoccupato per la sostenibilità e la situazione ambientale, soltanto un gruppo incluso tra l’1% e il 7% dei consumatori ha comprato capi sostenibili nonostante i loro prezzi maggiori alla media.