Simon Fujiwara indaga il desiderio umano che sta alla base delle attrazioni turistiche, delle icone storiche, delle celebrity, dell’edutainment e del neocapitalismo. Crea Who the Bær durante il lockdown nel 2020, come “una risposta infantile e dadaista al carattere sempre più insensato della cultura dell’intrattenimento iper-capitalista”.
Who the Bær, protagonista del racconto ispirato al mondo delle fiabe, della letteratura fantasy, dell’animazione e dei parchi a tema, è un’entità in continuo divenire. Senza un’identità, un genere e una sessualità definiti, consapevole solo di essere un’immagine, Who cerca di definirsi percorrendo un Whoniverse di rappresentazioni in un ambiente piatto, online, visivo e pieno di potenzialità.
Simon Fujiwar vuole esplorare gli innumerevoli temi che appartengono alla nostra società ossessionata dallo spettacolo, dall’auto-rappresentazione e dalla ricerca del “vero io”. Nella mostra, la ricerca perenne di un sé autentico di Who the Baer è scandita dalla successione di aree delimitate da tappeti color pastello, sezioni tematiche che segnano le tappe del suo caotico viaggio.
La storia di Who inizia con un collage di grandi dimensioni che raffigura la copertina di un libro dal titolo “Who is Who?”, la prima delle numerose domande sollevate dalla mostra. Segue l’animazione in stop motion Hello Who? che introduce alle questioni filosofiche, di identità e autenticità. Una serie di disegni spontanei, dall’aspetto infantile e simili a meme esprime l’abilità di Who nel trasformarsi in un’identità sempre diversa.
Attraverso Who the Bær, i visitatori sperimentano il mondo esterno come se fosse un repertorio di rappresentazioni stereotipate e di scenari avventurosi. All’interno della mostra è presente una serie di Whoseum, ovvero musei e depositi dell’immaginario di Who. Il primo, “Whoseum of Anthropology”, esplora i temi dell’appropriazione culturale, la restituzione e il saccheggio coloniale tramite i desideri narcisistici di Who che viene raffigurato in collage, installazioni e sculture imitanti artefatti africani, asiatici ed egiziani.