Inutile combattere contro i codici della moda, prodotto, sociologicamente, della nostra società e necessità. Basti pensare allo sfarzo barocco della corte del Re Sole, in cui uomini e donne sceglievano parrucche, merletti e scarpe con il tacco, o all’abbigliamento per bambini dei primi del ‘900, che prevedeva il blu come colore femminile e il rosa come colore maschile: tutto cambia e si evolve, le prospettive si mischiano e rielaborano, alcuni dettagli si perdono e altri, invece, guadagnano importanza.
Nella nostra epoca, il concetto di “genere” sta tramontando insieme a tutte le sue limitazioni: il genere diventa così qualcosa in cui identificarsi, non un che di innato, separato dal sesso biologico, ma non per questo più o meno importante. Questa nuova fluidità permette all’arte di esplorare nuovi orizzonti, motivo per cui negli ultimi anni sempre più diffuso è il make-up sul volto di uomini e ragazzi o la scelta di capi tradizionalmente associati al genere opposto, come le gonne o i completi maschili.
La prospettiva occidentale ha dovuto fare i conti con una vera e propria moda, che coinvolge sia le celebrità più in del momento (da Harry Styles a Lil’Nas per arrivare a Jayden Smith) sia volti del passato, sia persone comuni con tanta voglia di esprimersi liberamente.
Ciò che ostacola una libera e totale espressione maschile coinvolge il concetto stesso di patriarcato, giudice, giuria e boia del costume, ma qualcosa sta cambiando, partendo dal mondo dei social: ha fatto scalpore, ad esempio, il fashion designer sud-africano Rich Mnisi, che nel giugno dell’anno scorso ha pubblicato una sua serie di foto con addosso delle minigonne e tacchi vertiginosi; più recenti le scelte stilistiche di Damiano David dei Maneskin, che spesso indossa gonne e trucco durante le sue performance, insieme a body attillati e camicie svolazzanti.
Nel mondo della moda lo stilista Ludovic de Saint Sernin, tra i preferiti di Chiara Ferragni, ha scelto di fare del genderless la sua fede, mentre nazioni come il Giappone hanno scelto la moda fluida per protestare silenziosamente contro una società talvolta opprimente, in cui le aspettative superano le identità.