La prima giornata di Parigi Haute Couture ha il sapore della tipica energia parigina, briosa, altezzosa e raffinata, coerente con l’evento che ne era stato il prologo, ossia l’esclusivo party by Delvaux organizzato nel giardino del Palais Royal, un’occasione di relax e incontro in cui champagne Gin Bash scorrevano a fiumi.
In passerella Paco Rabanne, Patou e Alaïa hanno portato collezioni prêt-à-porter di grande impatto, un ottimo inizio per quella che si presuppone una stagione ricca di novità e geniali rielaborazioni.
Alle 17 e nel cuore del Palais de Tokyo, Paco Rabanne ha rivelato una collezione di pura fattura cyberpunk, in cui colori accesi e frange hanno incontrato perle, decorazioni argentate e spessi ornamenti in metallo; inoltre, le modelle sfoggiavano un particolare foulard di babushka, impreziositi da borchie, occhielli o realizzati in rete metallica.
Capi scenografici che hanno dipinto un quadro al limite del fantascientifico e che Julien Dossena, direttore creativo del marchio francese, definisce “la risposta femminista” all’attualità internazionale, nello specifico dell’invasione Russa nei territori Ucraini. La teatralità di Dossena aveva già raggiunto nuovi apici con gli inviti stessi per l’evento, realizzati in lattice nero, materiale ricorrente anche in passerella, insieme a rete metallica e pizzo, l’occorrente, secondo il direttore creativo, per realizzare “un incrocio tra la Regina Elisabetta e l’assassino di un film noir“.
“C’è un po’ di caos, violenza e rabbia nella scelta dei materiali. Sto provando a lavorare su quel versante. Prima c’era l’Ucraina, e ora abbiamo le leggi contro l’aborto (negli Stati Uniti). Ho l’impressione che la lotta durerà molto, e questa collezione propone abiti femminili con i quali combattere. Una sensualità radicale, che non chiede scusa”, ha concluso lo stilista francese.
Le sfilate che hanno chiuso la giornata sono state invece quelle di Patou e Alaïa, rispettivamente poco distante da Notre Dame de Paris e nel nuovo flagship-store del marchio.
Patou propone uno show intimo, un modo per ricominciare dopo 5 anni senza alcuna presentazione, in cui il direttore creativo, Guillaume Henry, ha svelato una collezione misteriosa e ammaliante, in cui stivali audaci incontrano silhouette body conscious di vestiti in taffetà, minigonne a pieghe e boleri.
Infine, Alaïa arriva alla sua terza collezione con il designer Pieter Mulier, che per l’occasione ha scelto un cantiere grezzo, in grado di far risaltare tutti i capi presentati in passerella: body in rete di seta insieme ad abiti in chiffon, fiocchi e giacche di pelle trapuntata.
“Volevo qualcosa di puro, di semplice, anche se in realtà la struttura non lo è affatto”, ha spiegato lo stilista nel dietro le quinte. Alla domanda su tutti questi fiocchi, risponde: “Ho sempre voluto lavorare drappeggiando, nel mio precedente posto di lavoro, ma non potevo. Ma l’atelier di Alaïa è molto dotato in questa tecnica, quindi ho potuto finalmente drappeggiare la pelle e la tela. Per me, è soprattutto una questione di empowerment”.