La Cina è il Paese con il più grande mercato di beni di lusso e secondo le previsioni degli analisti, i consumatori cinesi assorbiranno il 50% delle vendite globali del lusso in un futuro prossimo che, per qualcuno, potrebbe essere addirittura tra due anni.
Dall’altra parte però c’è il discordo di Xi Jinping del 17 agosto, a seguito di una riunione del comitato centrale per gli affari finanziari ed economici: «La prosperità comune è un requisito essenziale del socialismo e una componente chiave della modernizzazione con caratteristiche cinesi».
Gli esperti si chiedono se questa «prosperità comune» potrà limitare la fame dei consumatori cinesi per il lusso, preoccupati che il loro reddito disponibile possa soffrire.
Credit Suisse individua che l’1% dei cinesi possiede il 30,6% della ricchezza nazionale. La Cina ha più miliardari di qualsiasi altro Paese al mondo, mentre, secondo il primo ministro Li Keqiang, 600 milioni di persone vivono con meno di 1.000 yuan al mese che sarebbero l’equivalente di 130 euro al mese.
Gli investitori hanno scelto di ritirare i guadagni per non rischiare troppo attendendo notizie chiare su come la Cina intende raggiungere la «prosperità comune» tanto ambita. Queste indicazioni toccheranno da vicino i marchi di orologi, settore che se è riuscito a sopravvivere durante il Covid è in gran parte merito della Cina.
Negli ultimi sei mesi, le spedizioni verso la Cina sono aumentate del 62%, con un +75% anno su anno a luglio ma le parole del presidente Xi Jinping generano incertezza sui prossimi mesi e l’incertezza non va d’accordo con il mercato azionario.
Di giustappunto i marchi orologieri svizzeri, viste la confusione cinese, farebbero bene a guardare anche altrove: l’export verso gli Usa ha fatto +22% sul 2019 nel primo semestre 2021 e +48,5% a luglio e, in Europa, Uk, Francia e Germania mostrano segnali di ripresa.
Da non dimenticare che quindici anni fa la Cina era il decimo mercato per le esportazioni di orologi svizzeri, con 351 milioni di franchi, con un andamento sempre crescente fino ad arrivare al valore di quasi 2 miliardi nel 2019; ma, stando agli ultimi avvenimenti sarebbe più sicuro se l’orologeria tornasse a trattare meglio i propri mercati storici.