L’arte e la cultura devono essere gratis? Nel periodo di riapertura dei musei post zona rossa, si è accesa la polemica tra il management degli Uffizi e gli art influencer.
La notizia non poteva passare inosservata. Una volta riaperta la galleria, le guide hanno trovato un cartello che precisava che fosse vietato fare video e che le foto doveva essere usate soltanto per un uso personale.
In altre parole, come sostengono le art influencer “Il direttore Schmidt vuole che si paghi per poter mostrare l’arte sui social”. Giusto o sbagliato? Non sta a Montenapo Daily deciderlo, ma sicuramente la scelta ci sembra ambigua.
Tutti ricordano la querelle scatenatasi lo scorso luglio alla visita di Chiara Ferragni al Museo degli Uffizi a Firenze. L’imprenditrice e influencer si trovava nel fatidico museo per uno shooting di Vogue Hong Kong, ma non aveva mancato di posare in compagnia del direttore Eike Schmidt in un paio di scatti (poi postati sui suoi iper-seguiti profili) che la ritraevano davanti alla Venere di Sandro Botticelli. Molti critici avevano alla mercificazione dell’arte, altri avevano apprezzato la questione come una ventata di freschezza. Il risultato? Poche settimane dopo una torma di giovani finalmente affollava il Museo grazie alla curiosità generata della Ferragni. Ma allora perché lei si e gli altri no? Mistero Gaudioso.
Ma il museo ha precisato che: “In merito alla vicenda della presunta “nuova tassa per i blogger” che – senza fondamento – è stato affermato sia stata istituita dalle Gallerie degli Uffizi, il museo chiarisce che si tratta di una notizia completamente infondata, e che non esiste alcun balzello”, replica il portavoce delle Gallerie degli Uffizi. “Esiste, invece, una legge dello Stato, risalente al 1993, quindi aggiornata nel codice dei beni culturali del 2004 ed aggiornata infine nel 2014, che stabilisce come l’uso delle immagini delle opere custodite nei musei possa essere libero se effettuato a titolo privato, scientifico, di cronaca, mentre debba invece essere sottoposto ad un canone qualora invece sia effettuato a scopo commerciale. E’, ovviamente, questo il caso qualora si parli di immagini adoperate da guide in corsi offerti online nell’esercizio della loro professione; lo è altresì nel caso di soggetti che promuovano, sui social, la vendita di oggetti che raffigurano, utilizzandole dunque, tali immagini; non lo è affatto per chi, tenendo una pagina social, un blog, o effettuando altre analoghe attività sul web, ne faccia un uso personale, o saltuario, o scientifico, o di cronaca e comunque non di lucro. Anche una recente circolare del Ministero della Cultura chiarisce oltre ogni ombra di dubbio che la proprietà intellettuale delle opere custodite nei musei debba essere tutelata, e l’utilizzo di immagini per tour virtuali da parte di guide abilitate alla professione sottoposto a canone. Le Gallerie degli Uffizi si limitano dunque a rispettare, come devono, le leggi dello Stato e le disposizioni ministeriali”.
Nonostante la precisazione del museo, il dibattitto sarà destinato a durare ancora a lungo.