Per il prestigioso marchio britannico è un ritorno alla F.1 ben 61 anni dopo l’ultima volta (senza grandi risultati). Tutto merito del miliardario canadese Lawrence Stroll (ha fatto fortuna con marchi glamour come “Tommy Hilfiger” e “Michael Kors”) che, per garantire un sedile al promettente figlio Lance, si è…comprato l’intera scuderia, la ex Racing Point, di cui era già sponsor. Anzi: si è comprato l’intera Aston Martin. Con il “raccomandato” di famiglia, ci sarà un vecchio leone un po’ spelacchiato, il 33enne Sebastian Vettel, quattro volte campione del mondo, sbolognato in malo modo dalla Ferrari.
Dietro Mercedes, Red Bull e Ferrari, la quarta forza del Mondiale potrebbe essere proprio l’Aston Martin.
“Questo è il nostro obiettivo minimo”, ha dichiarato il Team Principal Otmar Szafnauer, americano di nazionalità, romeno di nascita. Ma al di là di come andranno le cose sui 23 circuiti del Mondiale, l’ingresso del marchio Aston Martin nella Formula 1 è un affare per tutti: per la stessa casa automobilistica e per lo stesso “circus”, gestito da quest’anno dall’ex Direttore Sportivo ferrarista Stefano Domenicali.
Perchè l’Aston Martin è conosciuta nel mondo – a parte per i suoi splendidi modelli – quasi esclusivamente per essere la mitica auto super-accessoriata dei film di James Bond (non in esclusiva, perchè negli ultimi film è stata scalzata dalla Bmw, ma nell’immaginario collettivo la 007-car è sempre l’Aston Martin!) e una notorietà a suon di podi e/o vittorie in Formula 1 rilancerebbe le quotazioni della stessa azienda.
Gli ultimi dati disponibili, riferiti a fine 2019, infatti, parlavano chiaro: le consegne alla clientela erano scese del 9%, mentre i ricavi, in flessione di una pari percentuale, erano calati da 1,096 miliardi di sterline a 997,3 milioni. I dati 2020, nel bel mezzo di una pandemia mondiale, non sono andati molto meglio.
Ecco perchè, in attesa del boom del DBX, il primo Suv-Aston Martin, il rilancio del marchio è legato soprattutto all’operazione di “immagine” globale che offre la Formula 1.