Il 2020 lo ricorderemo come l’anno che ha cambiato il mondo della moda. Dopo il caos di fine febbraio, con i calendari da riorganizzare a causa del lockdown, la comunicazione è andata all-in su web e social.
Grazie a questi media le grandi maison sono entrate nelle case dei propri fan, raccontando la quotidianità di chi non ha mai smesso di lavorare.
I social sono diventati una sorta di “agorà” virtuale in cui i lunghi dibattiti, che hanno allietato le nostre giornate, si sono fatti sempre più fitti. Non capita spesso di ascoltare l’opinione di Anna Wintour o di sapere che Naomi Campbell farà una chiacchierata con Pierpaolo Piccioli e Marc Jacobs.
Quest’alleanza tra brand e editoria ha intrattenuto lettori, clienti e addetti ai lavori, mentre la produzione diminuiva con meno uscite di abbigliamento e accessori per collezione.
Da qui si può dedurre il perché c’è stato un segno “+” per i marchi specializzati nel leisurewear. (risultati che ci vengono forniti dalle piattaforme che monitorano le ricerche sugli e-commerce dei principali rivenditori mono e multimarca)
Nel post lockdown, con le riaperture di giugno e gli eventi dello showbusiness dell’autunno, si sono imposti due trend. Da un lato il gusto per l’eccesso e qui ha fatto scuola Lady Gaga con la sua esibizione e i relativi cambi d’abito ai VMA; dall’altro un ritorno al vintage, soprattutto per l’uomo.
L’ultima tendenza, ma non in ordine d’importanza, riguarda un concpet più inclusivo attento alla diversità socio-economiche tra uomini e al green.