Tra i marchi iconici del jeans italiano l’azienda Rifle sembra essere arrivata alle battute finali. Fondata nel 1958 dai fratelli Giulio e Fiorenzo Fratini, l’impresa, con sede a Barberino del Mugello, dopo il successo dei decenni passati in cui ha vestito intere generazioni, negli ultimi anni ha avuto crescenti problemi finanziari.
Il primo tentativo di arginare la crisi risale al 2017 quando Rifle, guidata da Sandro Fratini, figlio del fondatore Giulio, concordò con la società svizzera d’investimenti Kora l’acquisizione del 44% del capitale, salito l’anno successivo al 55%. Nonostante questo tentativo di portare nuova linfa al marchio con l’emergenza Covid la situazione è drammaticamente degenerata, il colpo di grazia è quindi arrivato qualche giorno fa con la dichiarazione di fallimento.
Mediante sentenza il tribunale di Firenze è stato disposto l’esercizio provvisorio per 45 giorni, dopodiché il curatore fallimentare cercherà di recuperare liquidità con la vendita delle scorte in magazzino scongiurando la cessazione dell’attività e auspicando di individuare qualcuno interessato all’acquisizione tramite asta.
Resta in ogni caso il nodo dei 96 dipendenti, impegnati nella sede centrale e negli store italiani monomarca Rifle, per loro, già in cassa integrazione causa Coronavirus, i sindacati si sono da subito mobilitati cercando “di verificare tutte le possibilità di salvaguardia occupazionale, qualora ci fossero manifestazioni di interesse per il marchio e quindi per l’attività aziendale”.