Nel cuore di Milano, dove moda e finanza definiscono ogni giorno ciò che fa tendenza, anche il vino continua a ritagliarsi uno spazio da protagonista. L’ultima asta firmata Wannenes lo conferma: una passerella di 585 lotti in cui la Borgogna detta ancora legge, mentre l’Italia — e in particolare la Toscana — consolida il suo ruolo di investimento sicuro nel panorama dei fine wines.
Non è una novità che le bottiglie più ambite arrivino ancora dalla Côte d’Or: nomi come Henri Jayer, Leflaive e Domaine de la Romanée-Conti continuano a spostare equilibri e aspettative. Sul mercato, una magnum di Vosne-Romanée Cros Parantoux o un Montrachet di fine anni ’90 non sono solo vini: sono asset. Oggetti di desiderio che uniscono rarità, storia e reputazione in un mix irresistibile per collezionisti e investitori internazionali.
Il risultato è un mercato in cui le etichette borgognone non conoscono flessioni: domanda globale costante, disponibilità limitata, percezione di esclusività in crescita. La perfetta equazione del lusso.
Toscana superstar: Masseto e i grandi rossi che parlano al mondo
Se la Borgogna domina, la Toscana non insegue: avanza.
Masseto, ancora una volta, si conferma il nome italiano più “finanziario” del vino. Formati rari e verticali complete — con annate dagli anni Ottanta in poi — hanno catalizzato l’attenzione della platea milanese, certificando il valore collezionistico del Merlot di Bolgheri.
Accanto a lui, le grandi etichette che hanno costruito l’immaginario del vino italiano contemporaneo: Sassicaia, Solaia, Tignanello, e persino alcune annate storiche di Brunello firmate da Case Basse. Un repertorio che racconta non solo il prestigio delle cantine, ma la solidità del brand “Toscana” nel mondo del luxury lifestyle.
Il vino come bene rifugio (con qualche domanda aperta)
Il trend è chiaro: il vino continua a spostarsi dalla tavola alle casseforti, dai ristoranti ai portafogli d’investimento. La crescita delle aste specializzate e la competizione internazionale lo confermano, alimentando un sistema che premia unicità, autenticità e soprattutto scarsità.
Ma questo slancio pone anche interrogativi: fino a che punto l’escalation dei prezzi è sostenibile? Quanto incide la narrazione rispetto al reale valore enologico? E soprattutto: quale spazio resta per i produttori emergenti, spesso esclusi da dinamiche che privilegiano il mito più della sostanza?
La città che fa tendenza anche nel campo del lifestyle non poteva che essere la cornice ideale di un mercato in piena evoluzione. Qui il vino non è solo un settore: è cultura, investimento, desiderio. E la nuova asta Wannenes lo racconta con chiarezza.


