Dopo i disagi causati dall’emergenza Covid e dallo scoppio della guerra in Ucraina, l’intero comparto dell’edilizia (comprendente il settore delle costruzioni per le infrastrutture, le strutture industriali, gli edifici residenziali e non residenziali e la costruzione green e sostenibile) sta affrontando diverse sfide significative. Tra queste, spiccano l’aumento dei prezzi delle materie prime, le interruzioni nella catena di approvvigionamento e il ritorno di un’inflazione elevata, che ha portato ad un rialzo dei tassi di interesse e a fluttuazioni nei tassi di cambio. Questi fattori sono alla base del moderato aumento dei ricavi del settore nel 2023, a livello globale. Per quanto riguarda le prospettive per il 2024, il settore dovrebbe avere una crescita lenta e le condizioni macroeconomiche dovrebbero avere un impatto maggiore sulle economie avanzate, più che sui mercati emergenti. Comunque, l’industria rimane resiliente nel medio-lungo termine e si prevede che manterrà un andamento costante nella sua crescita.
Questo il quadro generale che emerge dal Global Powers of Construction, lo studio di Deloitte che analizza le strategie e le performances dei gruppi quotati più rappresentativi del settore edilizio nel 2023, includendo le attuali prospettive macroeconomiche e le aspettative per i prossimi anni nel settore. Lo studio tiene conto dei principali indicatori finanziari delle aziende, esaminandone i risultati in termini di fatturato, capitalizzazione, presenza internazionale, diversificazione, redditività, debito e altro.
Nel 2023, le vendite complessive in dollari delle prime 100 aziende globali sono aumentate del 3,4%, mentre la loro capitalizzazione di mercato è cresciuta del 18,3%. Questo notevole incremento, trainato principalmente dalle eccellenti performance nei mercati azionari da parte dei gruppi statunitensi ed europei, riflette la ripresa del mercato dopo la crisi post-pandemica. L’Europa ha la presenza nel settore più alta per numero di aziende: se consideriamo le prime 100 livello globale per livello di performance, 40 di queste sono gruppi europei, tra cui non mancano le aziende italiane. Per quanto riguarda le vendite aggregate, in Europa queste sono aumentate dell’11,3% rispetto all’anno precedente, pari a 411.933 milioni di dollari. La capitalizzazione di mercato invece ha registrato una crescita notevole del 25,2%, dopo aver registrato un forte calo nel 2022.
“Oggi il settore sta vivendo una trasformazione significativa grazie all’adozione di tecnologie green innovative. Ne sono un esempio i cementi prodotti con materie prime alternative e le tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio (CCUS), che mirano a ridurre le emissioni di CO2 legate alla produzione di cemento, attualmente responsabili di circa l’8% delle emissioni globali,” dichiara Golino.
Le prospettive per il mercato globale ed europeo nel 2024 indicano una crescita della produzione globale a un ritmo più contenuto rispetto al 2023 a causa delle difficili condizioni macroeconomiche. Tuttavia, le prospettive a lungo termine rimangono positive: il mercato globale è previsto crescere da 10,4 trilioni di dollari nel 2023 a 16,1 trilioni di dollari entro il 2030.
In Europa il valore attuale del settore edilizio supera i 2,8 trilioni di dollari. I Paesi dell’Europa Occidentale rappresentano circa il 70% del totale. Il settore europeo sta affrontando un periodo di adattamento con una crescita modesta prevista a breve termine. Gli investimenti in infrastrutture e costruzioni non-residenziali dovrebbero mantenersi stabili e resilienti grazie alla spesa pubblica e al Recovery and Resilience Facility all’interno del “Next Generation EU”. Spagna e Francia stanno vedendo un sostegno significativo in questi settori.
In Italia si prevede un incremento degli investimenti in infrastrutture strategiche come parte di un piano volto a stimolare la crescita economica attraverso grandi opere pubbliche. Tra i progetti più rilevanti figura il Ponte sullo Stretto di Messina. Parallelamente è in corso una revisione degli incentivi pubblici per l’edilizia residenziale per mitigare l’impatto finanziario del Superbonus sul bilancio statale.
“L’intelligenza artificiale generativa, inoltre, sta dando un ulteriore impulso alla decarbonizzazione, potendo che ottimizzare la progettazione e ridurre le emissioni di carbonio attraverso simulazioni e previsioni degli impatti ambientali lungo tutto il ciclo di vita dei progetti. Tuttavia, investire in tecnologie innovative non basta. È essenziale cambiare la mentalità di coloro che interagiranno con il futuro mondo digitalizzato, garantendo che le nuove tecnologie siano integrate in modo strategico per sfruttarne appieno il potenziale. Grazie all’innovazione, accompagnata da adeguati supporti normativi e incentivi finanziari, il settore potrà contribuire in modo efficace agli obiettivi di sostenibilità globali,” conclude Golino.