A distanza di cento anni dall’apertura di un negozio di scarpe aperto nel 1923 per mano di un giovane sognatore italiano emigrato negli Stati Uniti qualche anno addietro, la mostra Salvatore Ferragamo 1898-1960 conferisce un’eco tutta nuova alle creazioni del designer di scarpe negli spazi del Museo Ferragamo al Palazzo Spini Feroni di Firenze.
Inaugurata il 27 ottobre 2023, con chiusura prevista nel novembre 2024 e successiva proroga fino al 27 aprile 2025, la rassegna rievoca la prima retrospettiva itineramte presentata nel 1985 a Palazzo Strozzi.
Rispetto ad allora sono cambiati la prospettiva curatoriale e la selezione dei contenuti, in quanto non viene posto l’accento soltanto sul valore estetico delle singole opere, quanto piuttosto sul valore documentario tout corto, quello dell’azienda e dei suoi protagonisti.
È analizzato il contesto spazio-temporale a cavallo delle due guerre sull’asse Firenze- Los Angeles, in cui emerge l’apporto di Ferragamo alla definizione del made in Italy. Studi in gesso e fotografie sottolineano la profonda conoscenza anatomica del piede umano, evidente con l’introduzione di una lamina di sostegno in acciaio, il cambrione , e relativo brevetto nel 1931.
La mostra non solo celebra le sue creazioni senza tempo, ma offre uno sguardo approfondito sulla sua vita, evidenziando il suo spirito pionieristico e le relazioni che la coltivato.
Il 1923 rappresenta un momento chiave della sua carriera, con l’apertura della sua prima boutique a Hollywood, tanto che la mostra, inaugurata nel 2023, ne voleva celebrare il centenario. L’esposizione esplora i momenti salienti di questo periodo, sottolineando il suo carattere imprenditoriale e la capacità di anticipare le tendenze e mettendo in luce la sua abilità nel creare non solo calzature eleganti, ma vere e proprie opere d’arte indossate dalle icone dello star system.
Nella mostra emerge anche un altro importante aspetto di Salvatore Ferragamo, il suo sguardo imprenditoriale intuitivo, propenso all’innovazione, nel tessere il fortunato legame ante litteram con la Golden Age dell’industria cinematografica americana.
Basti pensare alle zeppe Rainbow indossate da Judy Garland o ai Tacchi a cavatappi tempestati di perle finte per Gloria Swanson, o alle scarpe indossate da Anna Magnani, in merletto di Tavernelle, fino ad allora riservato soltanto alla lingerie, oppure al sandalo che fu presentato durante la prima sfilata italiana. Era un sandalo Kimo, ispirato alle Tabi giapponesi, che fu lanciato nel corso della sfilata organizzata da Giovanni Battista Giorgini nel 1951, nella villa Torrigiani di Firenze.
La mostra Salvatore Ferragamo 1898-1960 vuole essere un archivio della memoria, una sorta di bobina sul cui nastro scorrono pensieri, oggetti e documenti, in un confronto continuo con il progetto espositivo che sta alla base dell’istituzione museale. Il Museo Ferragamo è il luogo eletto a conservare la memoria del fondatore, ma dall’altra appare anche come uno spazio dinamico nel favorire incontri, workshop atti a facilitare il dialogo tra l’impresa e il pubblico, il passato e il presente e, volendo usare le parole di Ferragamo, “un’eterna marea senza fine”.