L’intelligenza artificiale espande le proprie piattaforme, diventando sempre più rilevante e diffusa nel mondo digitale, ma si muove con cautela attraverso una rete di regolamentazioni conflittuali, differenze culturali e governi dalle mille sfaccettature.
In particolare è il tema dei dati a interessare gli utenti di tutto il mondo e se realtà come la Cina o gli Stati Uniti hanno abituato i propri cittadini a norme di raccolta e gestione dei dati piuttosto invasive, lo stesso non si può dire dell’Europa, particolarmente scettica e rigorosa in merito alla protezione delle informazioni personali.
Dopo le difficoltà riscontrate da ChatGPT nel nostro paese, ad esempio, ora tocca a Google Bard provare ad accedere al panorama tecnologico e digitale italiano, adeguandosi alle leggi europee sulla privacy e alleandosi con esperti del settore.
Google Bard, infatti, intende aiutare gli utenti a utilizzare le proprie informazioni in modo responsabile e ha l’obbiettivo di raccogliere conversazioni, posizione, commenti e altre informazioni per migliorare i prodotti Google, permettendo, però, agli utenti di scegliere per quanto tempo archiviare i propri dati; dal periodo standard di 18 mesi, infatti, sarà possibile arrivare a 3 mesi oppure a 36 mesi.
L’intelligenza artificiale di Google sarà disponibile in 40 lingue, potrà leggere ad alta voce i contenuti richiesti, modificando le proprie modalità d’espressione a seconda delle esigenze dell’utente; sarà possibile, inoltre, archiviare e fissare le conversazioni con Bard, condividere ed esportare le risposte ricevute e ricercare informazioni su un’immagine grazie a un’integrazione con Google Lens.