Bloomberg analizza il primo semestre della storica maison francese, che ha registrato un calo del 24% con i ricavi fermi a 2,48 miliardi di euro. Per quanto riguarda i profitti operativi ,che sono passati da un milardo a 535 milioni, il gruppo sostiene che tutto dipende dall’integrazione verticale e dal peso dei costi.
“Questa crisi senza precedenti – afferma Axel Dumas, executive chairman di Hermès -, iniziata in avvio d’anno e ancora in corso, ci consente di testare la forza del nostro modello di business. Fedele ai suoi valori, il gruppo ha conservato posti di lavoro e mantenuto gli stipendi di base dei suoi dipendenti in tutto il mondo, senza ricorrere ai sussidi governativi erogati in vari Paesi. Sono orgoglioso della dedizione dei team e del coraggio, dell’impegno e della generosità che hanno dimostrato. Voglio ringraziarli. I clienti fedeli, le collezioni desiderabili, l’agile rete omnichannel e l’indipendenza del gruppo sono i pilastri che ci danno fiducia nel futuro e sosterranno la nostra ripresa “.
Dal punto di vista geografico il colosso perde sia in Asia con il 9% che nelle Americhe con il 42%. “In Cina continentale – si legge nella nota – tutti i negozi sono stati riaperti a marzo e le vendite sono in forte crescita, mentre l’attività a Hong Kong e Macao rimane in calo a causa delle misure di controllo delle frontiere”
Dati positivi arrivano dalla Cina dove cresce del 100% non sono nell’online ma anche in boutique . Un altro dato emblematico che testimonia la solidità del gruppo è l’assunzione di 300 persone nel primo semestre , principalmente nella produzione. Dunque anche Hermes , l’emblema del lusso, accusa l’impatto del lockdown imposto dalla pandemia in tutti i mercati.
La crisi tocca anche Hermés
post precedente